Il pittore del silenzio

S’incontrarono su una piccola scogliera del sud,

affascinati entrambi dal linguaggio del vento.

 

Lui, fondatore del silenzio, era solito guardare verso il mare, e con un lieve gesto percorrere la linea d’orizzonte.

 

Lei, ammiratrice del sole, mirava invece al tramonto, a cui pareva aspirare quando ne ricalcava i contorni.

 

Si rivolsero lo sguardo, come due specchi sfibrati accolti dalla stessa luce.

 

La donna, indebolita dal tepore, si scoloriva ad ogni passo.

 

L’uomo allora prese il colore,

si abbandonò al presente,

regalò il futuro

e le tinse l’anima.

 

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Il lupo e l’alba del suo divenire

{Il lupo e l’alba del suo divenire}


Si svegliò, dopo aver notato che altri giovani, intorno a lui, avevano il volto verso il cielo e gli occhi serrati.

Nel disordine di un istante

 tentò di disincantarli,

agitando l’anima come un folle.

 

Questi, senza alcuna esigenza di ricorrere allo sguardo, gli posero rapidamente la mano sul cuore.

Iniziò a notare i suoi battiti allacciarsi a qualcosa di sconfinato: una melodia tanto morbida, quanto inesauribile, scorreva nelle loro armature.

Si guardò attorno; ognuno di essi, sprovvisto di una maschera, era rivestito da un vapore brillante.

Con la stessa fragilità con cui avevano accarezzato il suo cuore, cominciò allora a distendere le mani, pronto a esercitare lo stesso gesto verso il respiro di qualcun altro.

 

 

Amabilmente, sorrise.

Il vapore iniziò a scorrere sul corpo, e un sottile velo di colore gli tinse il corpo.

Iniziò a inseguire la musica che gradualmente colmava il suo spirito, lo stesso canto che in origine aveva raggiunto tutti.

 

Chiuse gli occhi,

alzò il volto

e divenne lupo.

 

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[Dedicato a coloro che sanno, a chi comprende l’insolita suggestione della musica, la collisione con la poesia, e sopratutto, l’intreccio tra anime.]

Elogio a Bernard Marx

[Ispirato a Bernard Marx, da «​Il mondo nuovo​»​ di Aldous Huxley]

Era lì che abitava, in quel leggero libro posato sulle gambe, in quel mondo fantascientifico di cui non avevo visto nulla, ed io non conoscevo la sua identità.

Cosi, iniziai a esplorare.

Atterrai nel nuovo mondo, intorno a tutti loro, sentendomi già parte di un’umana stabilità, di una società senza difetti, ma al tempo stesso, senza coscienza.

Capitolo IV

Sbattei le palpebre.

Un uomo piccolo, come descritto, ma dopo ogni capitolo, sempre più grande.

Un individuo incosciente della sua meravigliosa individualità.

La sua essenzialità​ sembrava divorarmi ad ogni verso, era come osservarla tra le pagine.
La solitudine, purtroppo, lo accompagnava in ogni istante, e lui era consapevole di averla accanto.

Bernard Marx, nella sua complessa e brillante caverna di pensieri, mi regala speranza. Si dissocia dagli altri, perché per un «​errore»​ lui è ancora vero.

Conosce l’illusione che lo circonda, ma sa di dover mantenere l’ordine, si tiene in equilibrio sull’incomprensione che suscita in chi è illusorio.
E nel suo equilibrio, è un essere del tutto squilibrato.

Ma la libertà la conosce bene, Bernard. E’ sempre lì davanti, anche quando ad offuscarlo c’è la malinconia.

«E tu, non desideri essere libera?»

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Autentiche impressioni

Si mostrano, di fronte a me, due anziani signori.
Hanno spalle sfibrate, e appaiono come colti da un lieve senso di estraneità.
Lui la osserva, le stringe il braccio, svigorendole ancor di più la pelle, e immediatamente è malinconia.

«Ti ricordi?» ​

Nessuna parola, neppure un suono riesce a travolgerla.
Il silenzio si disperde.

Uno sguardo allora s’inoltra nella scena. E’ un autentico e immediato scambio di immagini.
La sommerge interamente.

Così, quella sua bellezza resta in un volto ondulato, ed è proprio li, a trascinarmi via.

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Dipinto di Inan Aksoy

Il lieve contraddirsi

E’come un ossessione, il lieve contraddirsi.

C’è chi vuole danzare tra i riflessi di una casa di vetro, chi aspira a diffondere un suono attraverso un palco.
E’ un ambire a una realtà più accogliente, un attesa per un soggiorno in una caverna di parole già prescritte.

Eppure si resta fermi.

Ci si rinchiude in quattro pareti d’inganno, ci si siede a bocca chiusa, con il terrore che uno sguardo possa incrociare il nostro timore.

Conviene contraddirsi, per saper catturare ogni differenza.

A volte è come aderire alle illusioni senza prenderne dimora.

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[Salvador Dalí, Fiori surrealisti – 1938]