La memoria si sprigiona, opponendosi all’assenza.
Fermi, e inondati dal timore, si partecipa al rimpatrio del passato.
Cosi da far nascere una connessione immutabile tra chi osserva, e chi ha vissuto.
E’ come incontrare altri uomini proiettati sull’estremità dei propri occhi.
Si assiste in prima fila, di fronte a tragiche evidenze.
Si calpestano impronte, illusioni, e giornate di vile ingiustizia, marciando come stranieri in un luogo che non rivela nulla di sconosciuto.
E osservare la solidità di quella precisa verità congela e trasforma ogni area del pensiero.
Lì, dove la morte non si rifiuta di prenderti, in un luogo distante dall’umanità,
in un rifugio di speranze mal concluse.
Auschwitz – 30/03/15
È tua la fotografia?
Si, l’ho scattata lì un anno fa. Sembra ieri…