Reti di smarrimento

Accediamo tutti, prima o poi, a una realtà chiamata mondo.
Un paesaggio vasto e desolato, tinto di speranze e di innocenti aspettative.

Siamo lì, con le mani oscillanti, trasportati da un vortice di formale smarrimento.
Una realtà dove ognuno di noi riesce ad apparire, pur nascondendosi.

Chi non emerge, infatti, è comunque osservato e catalogato come essere, pur vivendo naturalmente come un essere celato.

E’ come un mondo di piccole strade collegate a vie intermedie, e a ognuno di noi è chiesto di spostarsi giorno dopo giorno. Una rete che ci cattura ad ogni impronta.

A volte poi si sbaglia strada, si tenta di sfuggire alla successiva, ma ne è inevitabile l’incontro.
Ogni uomo si dimentica spesso una via ormai lontana, pur mantenendone il sorriso regalato da chi vi abitava.

E in questo piccolo ma ingente mondo di strade, incontri e confronti, mai nessuno è poi cosi tanto attento nel memorizzarne i colori.

sdsg

Golconda (1953) – René Magritte

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L’umanità respinta

La memoria si sprigiona, opponendosi all’assenza.

Fermi, e inondati dal timore, si partecipa al rimpatrio del passato.

Cosi da far nascere una connessione immutabile tra chi osserva, e chi ha vissuto.

E’ come incontrare altri uomini proiettati sull’estremità dei propri occhi.

Si assiste in prima fila, di fronte a tragiche evidenze.

Si calpestano impronte, illusioni, e giornate di vile ingiustizia, marciando come stranieri in un luogo che non rivela nulla di sconosciuto.

E osservare la solidità di quella precisa verità congela e trasforma ogni area del pensiero.

Lì, dove la morte non si rifiuta di prenderti, in un luogo distante dall’umanità,

in un rifugio di speranze mal concluse.

huhu

Auschwitz – 30/03/15